domenica 2 novembre 2014

Il male di vincere nella città degli angeli

La stagione regolare appena cominciata in NBA doveva essere quella del riscatto per i Lakers di Los Angeles ed invece si sta tramutando in un vero e proprio incubo per l'intera città.
I problemi però non possono essere  identificati nel solo roster ma comprendono una serie di fattori che hanno portato a questa disdetta iniziale.
Il vero "tallone d'achille" lo si può individuare nelle scelte della dirigenza, presenti e passate, che di anno in anno hanno reso i gialloviola la seconda, e "sfigata", squadra di Los Angeles.
La gestione peggiore riguarda i contratti stipulati con i veterani della squadra.
I tre anni di contratto a 25 milioni di dollari per Nash (che ha giocato 60 partite circa in tre anni) e i tre anni di contratto per Kobe Bryant ( a 48 milioni) rappresentano il maggiore limite per la costruzione di una squadra competitiva.
Le due situazioni, infatti, hanno totalmente ingolfato la salary cup e allo stesso tempo, soprattutto con il caso Nash, non hanno dato i frutti sperati a livello di gioco.
Inoltre, l'ennesima pessima free agency ha portato all'abbandono di tutti gli obiettivi (data anche l'assenza di un progetto vero e proprio) imponendo alla dirigenza la costruzione di una squadra da media - bassa classifica.
A tutto ciò si aggiunge anche la situazione Draft 2015: per l'acquisto di Nash sono state cedute anche 4 scelte ( prima e seconda 2013 e seconda 2014) di cui una protetta fino alla 5 del 2015, che impone alla squadra di fare almeno qualcosa in più rispetto alla scorsa stagione.
Altra aspetto disastroso è quello costituito della scelta del roster per la stagione in corso.
La squadra è composta da troppi doppioni in alcuni ruoli, soprattutto quello di PG e SG, e giocatori non all'altezza nel reparto lunghi.
Il primo aspetto ha portato a "dimenticarsi" totalmente del ruolo di ala piccola, dove il solo Wesley Jhonson (che è una guardia/ala) fa quel che può senza possibilità di un sostituto dalla panchina (di solito Kobe viene spostato a SF facendo alternare Price - Ellington - Clarckson nel ruolo di guardia).
Il secono aspetto, invece, rappresenta la vera nota dolente della squadra: Boozer, Davis, Hill, Sacre (escludendo il povero Randle infortunatosi dopo la prima di regualr season) non danno alcuna garanzia sotto le plance.
I Lakers, infatti, sembrano riproporre lo stesso motivo degli ultimi due anni con lunghi "molli", e poco aggressivi, e soprattutto giocatori fuori ruolo (non essendoci un vero centro spesso Davis viene schierato da 5).
Infine, il gioco espresso risulta scontato e con poco idee: le soluzioni offensive primarie risultano essere o la penetrazione da parte di Lin (che viene fermato il 50% delle volte dai lunghi avversari) o "palla a Kobe che inventerà qualcosa".
L'ultimo punto rappresenta la vera debolezza dei gialloviola per due motivi:
1. alla veneranda età di 36 anni non si può chiedere a Kobe di mettere il trentello giornaliero, anche perchè si rischia di avere la medesima situazione vissuta con "Baffo" D'Antoni (infortunio a febbraio e stagione finita)
2.La squadra non può diventare i Los Angeles Bryanters: tutti gli altri giocatori devono prendersi  responsabilità non solo per giocare meglio come squadra ma anche per non diventare scontati nella manovra d'attacco sperando nella giocata geniale del Black Mamba.


Alessandro Falanga

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